Veroli: un gioiello della Ciociaria arroccato sui Monti Ernici

La città di Veroli, con quasi 20mila abitanti, è il comune più esteso della provincia di Frosinone. Situata su un rilievo dei Monti Ernici, si trova a 594 m slm; il suo punto più alto è la Rocca di San Leucio, a 672 m slm.

Sulle origini del nome esistono diverse ipotesi, formulate a seconda di quale si consideri essere, tra varie alternative, la radice latina del nome. La versione più accreditata esprime il significato di “luoghi idonei alla difesa e alla sorveglianza”.

Una definizione caratteristica data anche dal dominio in altezza sui vasti dintorni.

Un travagliato scenario di contrasti civili e religiosi in tutte le epoche

Veroli sembra già attestata dal XII secolo a.C. Rappresentava una delle più importanti comunità erniche, come dimostrano i resti dell’imponente cinta muraria visibile in vari punti. Cinta difensiva ad opera poligonale riutilizzata dai Romani e rafforzata nel Medioevo con torri e portali.

L’antica Verŭlae era uno dei municipi alleati di Roma; lo documentano anche i Fasti Verulani, un calendario in marmo del I secolo d.C. ottimamente conservato.

Nel 743 d.C. Veroli divenne sede vescovile e per tutto il Medioevo si mantenne fedele ai papi, offrendo spesso loro anche rifugio.

Gli alleati spagnoli dei Colonna occuparono la città nel ‘500. Dopo la liberazione, fu amministrata da un governo di cardinali. Nel tempo, il legame con la Chiesa di Roma si rafforzò più volte portando, intorno all’800, a violenze contro i borghesi aderenti alla Repubblica Romana dei giacobini.

Nella Seconda guerra mondiale Veroli fu occupata dai tedeschi. Dopo la liberazione, la popolazione fu vittima di stupri da parte delle truppe marocchine. Nel dopoguerra l’orfanotrofio cittadino accolse circa 400 bambini nati da quelle violenze, tristemente note come “marocchinate”.

Che cosa vedere nel centro storico di Veroli

Per l’importanza storica di aver consolidato la religione cristiana nell’area, partiamo dalla Basilica di Santa Maria Salome, protettrice di Veroli. Sorge nel luogo dove, nel 1209, furono ritrovati i resti della Pia Donna citata nel Vangelo.

L’interno ha tre ampie navate e nell’abside centrale ospita un dipinto della santa del Cavaliere d’Arpino (Giuseppe Cesari).

Ricca di varie pregevoli opere, la chiesa contiene la Scala Santa di dodici gradini, e nell’undicesimo si trova un frammento della Santa Croce di Gerusalemme. Salirla in ginocchio dona ai credenti l’indulgenza plenaria, come da concessione di Papa Benedetto XIV.

Il vicino Duomo di Sant’Andrea Apostolo, di origine romanica, si trova nell’area dell’antico Forum Verolanum. Venne edificato nel XIII secolo ampliando un preesistente edificio paleocristiano del IV secolo.

Oltre a numerose opere d’arte, nella navata di destra si trova il Tesoro del Duomo: oltre 600 reliquie d’inestimabile valore storico, artistico e religioso.

Di fronte al Duomo, il Palazzo Comunale ingloba un tratto delle mura megalitiche del IV secolo a.C., ben visibili nei locali del Museo Civico Archeologico.

Che cosa vedere salendo verso la Rocca di San Leucio

Alla Rocca si sale a piedi, in 20 minuti, con una stradina curvilinea che attraversa in ripida pendenza l’antico abitato in pietra chiara, tipica della Ciociaria.

Camminando, si incontra il Monastero di Sant’Erasmo del VI secolo, finemente ristrutturato in albergo diffuso. Le celle dei monaci benedettini sono oggi le camere degli ospiti e l’antico refettorio è la sala ristorante.

Di seguito, la Chiesa di San Michele Arcangelo citata per la prima volta in un documento dell’Archivio della Cattedrale di Veroli del X secolo. Nel 1235 fu iniziata la costruzione affiancata di un ospedale per curare i “malati di petto”.

Arrivati in cima troviamo la piccola Chiesa di San Leucio, dedicata al santo nel 1079, al tempo di Papa Gregorio VII. Una riconsacrazione dopo i lavori di ampliamento della struttura precedente, forse del IV secolo.

Infine, la Rocca da cui ammirare il vastissimo panorama sulla valle del Liri dando le spalle alle mura ciclopiche già citate. Mura che al tempo circondavano l’abitato di Veroli e la Rocca con altezza diversa fra i 2 e i 6 metri.

Veroli tra modernità e tradizione, feste e tavola

Il nome della città è associato al pane tipico che viene prodotto qui. Noto per la forma rotonda o a filone, ha la crosta dorata e croccante e viene cotto nei forni a legna. Dove cuociono anche ciambelle e crespelle. 

La ciambella è un pane dolce aromatizzato all’anice, con caratteristica forma ritorta. Le crespelle, invece, sono frittelle di pasta di pane, fritte in olio bollente. 

Queste ultime danno vita alla Sagra della Crespella, evento celebrativo della protettrice Santa Francesca Romana animata da una sfilata di carri folkloristici. La Pantasema, invece, è una festa di fine estate che si svolge nel centro storico, con spettacoli e animazione, molto sentita dalla popolazione.

Gustosi piatti di carne dominano la tavola locale più tipica. Tra questi spiccano il “garofolato”, un castrato di agnello speziato ai chiodi di garofano, e l’“abbuotto”, un involtino di interiora di agnello.

Non mancano arrosticini di pecora e coppiette, strisce di carne stagionata, vere prelibatezze dello street food locale. 

Con il Blog su Roma e sul Lazio NANDO vi guida alla scoperta dei territori per il piacere di soddisfare curiosità e mettere la cultura al servizio di persone e imprese.

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A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini | foto Ezio Bocci
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