A pochi chilometri dalla via Salaria, nella pianura che apre lo sguardo verso la Sabina, sorge Santa Maria in Vescovio, la cosiddetta “Cattedrale dei Sabini”. Il sito si trova nel territorio comunale di Torri in Sabina e si affaccia su una campagna che conserva tracce antiche di un importante nodo viario e commerciale.
Qui, tra il primo secolo a.C. e l’età tardoantica, si sviluppò Forum Novum i cui resti raccontano di quel complesso urbano. Si tratta di un aggregato di edifici pubblici: la basilica civile, il tempio forse dedicato a Ercole, un anfiteatro, un acquedotto, le tabernae e una fontana. Opere che testimoniavano il ruolo di Forum Novum come mercato e snodo di traffici lungo il Tevere.
La scelta del luogo secondo la tradizione si deve alla primitiva comunità cristiana, legata alla famiglia degli Ursaci, che avrebbe ospitato San Pietro e celebrato la fractio panis. Degli Ursaci rimangono alcune testimonianze e persino un sarcofago strigilato del III secolo dedicato a Aurelio Ursacio.
La storia del complesso è fatta di fasi di splendore, distruzione e rinascita. La chiesa, attestata come sede vescovile già nel V secolo, accolse reliquie e funzioni episcopali che la resero centro religioso della Sabina per molti secoli. Il dramma dell’invasione saracena nell’876 lasciò il sito quasi in macerie.
Ma la ricostruzione intorno all’886 restituì la fisionomia che, con modifiche e interventi successivi, possiamo osservare ancora oggi. Nei secoli la sede vescovile fu trasferita e ripristinata più volte.
Il declino demografico e le paludi della valle, con le epidemie di malaria, condizionarono il destino del luogo fino all’età moderna. Riscoperte e restauri del XX secolo hanno riportato alla luce un patrimonio pittorico e architettonico di grande rilievo.
Esternamente l’edificio colpisce per l’aspetto essenziale della facciata a capanna, sovrastata dalla torre campanaria romanica a più ordini di monofore. Torre costruita (X-XI secolo) con abbondanti materiali di spoglio provenienti dagli edifici romani circostanti.
Le murature mostrano un palinsesto di mattoni e di pietre locali che raccontano i rimaneggiamenti e le riutilizzazioni tipiche dei cantieri medievali in aree ricche di rovine antiche.
L’impianto interno è a navata unica, con presbiterio absidato sopra una cripta semianulare; due cappelle laterali anticipano il coro. Salta all’occhio il contrasto tra semplicità spaziale e ricchezza degli apparati decorativi.
Gli affreschi trecenteschi, riscoperti negli anni Trenta del ‘900, costituiscono il cuore artistico del luogo. Un imponente Giudizio Universale domina la controfacciata. Scene che riflettono stilemi tardo duecenteschi e che alcuni attribuiscono alla scuola di Pietro Cavallini.
Sulle pareti della navata si sviluppano racconti biblici: a destra episodi dell’Antico Testamento, a sinistra quelli del Nuovo. In varie figure è stato riconosciuto il volto di San Pietro, a sottolineare la memoria storica della presenza apostolica.
Il presbiterio conserva elementi altomedievali di grande valore a partire dall’altare maggiore (VII-VIII secolo) e dalla fenestella confessionis per vedere le reliquie nella cripta. Notevoli sono gli affreschi antichi con figure di cervi attorno alla croce e l’antica mensa con testimonianze scritte che confermano l’antica pertinenza alla Chiesa di Roma.
Il pulpito, composto da lastre di reimpiego, i tabernacoli, il fonte battesimale ricavato da un capitello romano sono altri esempi della stratificazione materiale che rende il luogo un autentico palinsesto storico-artistico.
Santa Maria in Vescovio offre un’esperienza che unisce archeologia, spiritualità e storia dell’arte in un unico spazio. Il sito si presta naturalmente ad essere inserito in itinerari che esplorano la Sabina storica.
A pochi minuti d’auto, ad esempio, si trova Cottanello, con viuzze e scorci panoramici, e un interessante eremo di rilevanza storica e religiosa. Un territorio da esplorare comodamente, meditando e contemplando cultura, storia, arte e spiritualità dei luoghi.
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