“La Dolce Vita”: il fotografo Corrado Bonora torna nei luoghi di Federico Fellini

Nel panorama incantato dei primi Anni ’60, tra il bianco e nero delle pellicole e il Technicolor dei sogni, Federico Fellini regalò al mondo “La Dolce Vita”. Una delle sue opere più iconiche, vera e propria sinfonia visiva e narrativa, che fece conoscere al pubblico la dolcezza amara di certi ambienti tipicamente romani.

Oggi, oltre mezzo secolo dopo, il fotografo Corrado Bonora è tornato, con il suo obiettivo raffinato, in quei luoghi che diedero vita a quel mondo incantato. Per catturare tracce di quell’epoca lucente.

Il film è stato girato in circa 80 set, tra luoghi all’aperto, interni e ricostruzioni a Cinecittà di ambienti particolari. In questo servizio Bonora ne ha scelti alcuni particolarmente significativi.

L’immutabilità di San Pietro e il richiamo irresistibile della Fontana di Trevi

La prima sequenza della pellicola riguarda San Pietro. Qui ritratto nella sua millenaria immutabilità di centro religioso mondiale, oltre la massima rappresentanza istituzionale del cattolicesimo romano. Un luogo certamente immutato dai tempi di queste riprese cinematografiche.

Il modernismo dell’EUR, l’imperialità delle Terme di Caracalla, la tipicità di Via Veneto

Dal marmo della Fontana di Trevi a quello del Quartiere EUR, con le sue architetture razionaliste. Qui, viene immortalata l’imponenza di edifici che un tempo rappresentavano l’emblema di un futuro all’insegna del modernismo.

L’EUR, uno degli scenari de “La Dolce Vita”, fa da sfondo a quegli incontri mondani che seppero dipingere una società in transizione. Oggi, le linee nette e le ombre geometriche rievocano uno spirito di pragmatico sogno industriale, ancora tangibile.

Le Terme di Caracalla rappresentano l’antichità, la romanità millenaria, tutt’ora viva nel tessuto sociale di Roma. Vestigia del potere imperiale la cui decadenza si ritrova in diversi caratteri dei protagonisti e dei comprimari del film.

Negli stilemi della “Dolce Vita” un posto di assoluto rilievo merita Via Veneto. Per decenni, dopo il film, affollata quotidianamente da visitatori in cerca di quella atmosfera Anni ’60 della quale il film è la pietra miliare iniziale indiscussa.

La solidità bimillenaria del Parco degli Acquedotti e l’effimera raffinatezza della Fregene di allora

Il Parco degli Acquedotti ha subìto nell’ultimo ventennio profonde trasformazioni, pur non essendo assolutamente stato toccato nulla degli stessi acquedotti. La maestosità delle antiche strutture romane si fonde con il verde della natura.

Oggi il parco, ben curato e valorizzato, non è più l’area sterrata e abbandonata di allora.

Infine Fregene, una location di mare prossima a Roma, che ai tempi del film era in pieno sviluppo ed era una meta privilegiata dell’alta borghesia capitolina. Basti pensare che, nata negli Anni ’30, fino al 1965 obbligava i non residenti al pagamento di un biglietto d’ingresso.

Corrado Bonora, con la sua abilità nel cogliere l’anima dei soggetti fotografati, offre non solo una celebrazione di un film immortale, ma anche un’indagine su cambiamenti e permanenze.

Le sue immagini, destinate a riviste internazionali, costituiscono un omaggio visivo a un’epoca che continua a vibrare sotto la patina del tempo.

Con il Blog su Roma e sul Lazio NANDO vi guida alla scoperta dei territori per il piacere di soddisfare curiosità e mettere la cultura al servizio di persone e imprese.

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A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini | foto Corrado Bonora
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