Visitiamo uno dei luoghi più affascinanti che Roma custodisce: il Mausoleo di Santa Costanza sulla Nomentana. Uno dei monumenti più importanti dell’architettura tardo-antica.
Risale agli inizi del IV secolo e fu eretto da Costantina (o Costanza) figlia del primo imperatore cristiano Costantino.
Considerato tra i monumenti più importanti dell’architettura tardo-antica, è uno dei più antichi esempi di edificio cristiano a pianta centrale con ambulacro; il corridoio di passaggio.
La sua innovazione più rilevante è data dai due spazi circolari concentrici derivanti da modelli romani di templi, mausolei e ninfei. Si pensi al Pantheon e al Mausoleo di Augusto, e soprattutto al Martyrium del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Eretto proprio da Costantino e dalla madre Elena, che grande influenza ha avuto sull’architettura medioevale.
L’interno del Mausoleo di Santa Costanza presenta un corridoio circolare voltato. Con uno spazio centrale sormontato da una cupola di m 22,50 di diametro, sostenuta da dodici coppie di colonne di granito di un edificio romano precedente.
La cupola, un tempo decorata con mosaici poi rimossi da papa Urbano VIII per degrado, è illuminata nella zona centrale da dodici finestre centinate. Sulle pareti si aprono nicchie rettangolari e semicircolari; la nicchia di fondo contiene una copia del sarcofago in porfido rosso di Costanza, l’originale è nei Musei Vaticani.
I mosaici del corridoio, datati IV secolo, mostrano motivi geometrici e scene naturalistiche con frutta, fiori, uccelli e vendemmie. Questi ornamenti sono tra i più antichi mosaici cristiani monumentali rimasti a Roma. Rappresentano il passaggio dall’arte tardo-romana all’arte paleocristiana, con adattamenti di temi pagani che in passato portarono a identificare il mausoleo con un tempio di Bacco.
Il Mausoleo di Santa Costanza ha attraversato i secoli subendo numerose trasformazioni, da mausoleo a tempio cristiano. Successivamente è stato punto d’incontro di artisti olandesi un po’ goliardi quindi chiesa cattolica. Fino ad arrivare ad essere uno dei luoghi prediletti dai novelli sposi per celebrare il loro rito di nozze.
Nel corso del Seicento, quindi, il mausoleo divenne ritrovo di uno stravagante gruppo di artisti olandesi e fiamminghi chiamato Bent-vogels (uccelli della banda). L’ingresso di ogni nuovo membro nella comitiva si celebrava con esuberanti libagioni in un’osteria sulla via Nomentana. Una sorta di battesimo.
Dopo i bagordi i partecipanti si recavano nel “tempio di Bacco”. E davanti al sarcofago, ritenuto il sepolcro del dio, facevano un “ultimo” pomposo brindisi. Così i festeggiamenti potevano durare ancora fino a tre giorni e tre notti. Nel 1720, papa Clemente XI vietò questa usanza perché violava la sacralità del mausoleo. Ancora oggi si possono leggere i nomi di alcuni di questi allegri bontemponi, incisi in alcune nicchie.
Ma adesso vogliamo soffermarci su alcuni mosaici della volta del deambulatorio e notiamo quelli chiamati “a non spazzato” (asàrotos òikos). Uno stile che vuole mostrare i resti caduti a terra di un antico banchetto con otri, piatti spersi tra fronde e piccoli rami. E ancora: uccelli di ogni tipo, tozzi di pane, ciotole, vasi. Una moltitudine fantasiosa come fosse sparsa sul pavimento di una ipotetica trattoria.
Si tratta di un’antica idea geniale per mostrare l’abbondanza della tavola che è stata allestita ma anche il caos che diventa opera d’arte. E che precorre altri movimenti che sarebbero nati nel futuro come l’action painting di Pollock ad esempio o addirittura il jazz.
È forse questo il motivo per cui il mausoleo fu eletto a sede privilegiata dai partecipanti all’associazione Bent-vogels.
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