Oggi andiamo nel quartiere giardino della Garbatella. La borgata nasce nel 1920 in seguito alle necessità di espansione urbanistica di Roma. E anche per dare una risposta abitativa alla classe lavoratrice della vicina area industriale del Porto Fluviale dell’Ostiense.
Area sviluppatasi quindi nei primi anni del ‘900, ospita in particolare magazzini generali e infrastrutture portuali, con altre strutture quali il Gazometro, la Centrale Montemartini e altri stabilimenti industriali.
Negli anni ’30, vennero trasferite qui le famiglie costrette a spostarsi per la demolizione della Spina di Borgo necessaria a creare Via della Conciliazione. Insieme a quelle che furono spostate per costruire Via dei Fori Imperiali.
La Garbatella fu organizzata in 62 blocchi gestiti dall’Istituto Case Popolari (ICP), con un’architettura ispirata al concetto inglese delle città giardino. Questo comprendeva case e palazzi alti fino a tre piani, dotati di cortili e aree verdi coltivabili, offrendo dignità anche ai lavoratori.
Oggi, queste aree sono state in gran parte riqualificate e trasformate in spazi culturali, hub per start-up, e centri di co-working.
Ed anche la Garbatella ha seguito questa trasformazione sociale e culturale.
Per lungo tempo ignorata e trascurata, a volte malfamata, la Garbatella oggi ha recuperato tutta l’attenzione negata nel tempo diventando uno dei quartieri di tendenza. Un luogo più a misura d’uomo, più abitabile, genuinamente popolare e dalle mille risorse.
Un vero “quartiere paese” che unisce l’aspetto rurale-popolare a influenze architettoniche differenti. Dal barocchetto romano al razionalismo-futurismo. Creando così un mix singolare di sicuro fascino non privo di fermenti culturali che ruotano intorno al Teatro Ambra o al Teatro Palladium. E ai numerosi locali alla moda sparsi nelle vie maggiori e minori.
La prima pietra viene posata dal re Vittorio Emanuele III nell’attuale piazza Benedetto Brin il 18 febbraio 1920. Viene battezzata con il nome di borgata Concordia come segnale di distensione sociale nel periodo del biennio rosso (1919-20).
Durante il ventennio fascista il regime cercò di chiamarla poi Remuria ma l’iniziativa non ebbe successo. Alla fine s’impose il nome popolare di Garbatella che nel frattempo si era diffuso.
Ma da dove viene il nome “Garbatella”? Chi dice da un tipo di coltivazione “a garbata” tipica dei colli sovrastanti la Basilica di S. Paolo. Colli che punteggiavano il paesaggio prima dello sviluppo del quartiere. Altri lo farebbero derivare dalla amenità del luogo ma forse l’ipotesi più accreditata è quella relativa alla presenza nel quartiere di un’osteria.
Osteria dove si trovava un’ostessa dai modi così gentili e garbati da divenire famosi, la garbata ostella (garbatezza intesa anche come vaga sensualità). Leggenda narra che il nome dell’ostessa sarebbe stato Carlotta, e l’osteria fosse sempre nella zona della Basilica di S.Paolo.
Nella zona presso via delle Sette Chiese, la strada percorsa dai pellegrini nel loro pellegrinaggio alle sette chiese di Roma.
Da citare anche la presenza del Bar dei Cesaroni nella piazza scelta come set televisivo per rappresentare il vero carattere del quartiere. La famosa bottiglieria dei fratelli Giulio e Cesare nella realtà è la sede del “Roma Club Garbatella”. Un importante punto di riferimento dei tifosi giallorossi che proietta il quartiere verso una sicura fama.
Questa romanità architettonica moderna si ritrova anche in “Caro Diario” di Nanni Moretti del 1993 e ancora prima in “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola del 1974.
L’aspetto più originale e piacevole del quartiere è comunque, oltre la sua architettura, il gradevole insieme di scorci suggestivi. Verdi cortili con alberi di alto fusto, siepi, aiuole, giardinetti che la fanno sembrare un vero parco. Una fonte di ispirazione per architetti e urbanisti di tutto il mondo, rendendolo il posto ideale per una passeggiata tra arte e verde nella capitale.
Un’identità che gli ha fatto meritare l’appellativo di “quartiere giardino della Garbatella”.
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