Alla scoperta dell’anima etrusca e romana di Blera

Adagiato sulle colline della Tuscia viterbese, a circa 60 km a nord di Roma, il borgo di Blera rappresenta un autentico tesoro storico e paesaggistico del Lazio.

Questo piccolo comune di 3000 abitanti è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, conservando intatte le sue radici etrusche e medievali.

Un viaggio nel tempo tra etruschi e nobiltà

Il nome latino di Blera, presente in varie fonti d’epoca è stato utilizzato fino al Medioevo. Poi la cittadina venne chiamata Bleda, quindi Bieda, fino al 1952, quando fu ripreso il nome originario.

Le origini di Blera risalgono all’epoca etrusca anche se sul pianoro della città sono stati trovati resti attribuibili ad un importante insediamento della tarda età del bronzo. L’abitato storico non sembra svilupparsi in continuità con quello.

La città etrusca sorgeva su un pianoro tufaceo circondato da profondi fossati, una posizione strategica che ne garantiva la difesa naturale. Con l’avvento dei Romani, Blera divenne un municipium e fu attraversata dalla Via Clodia, importante arteria che collegava Roma all’Etruria.

Nel Medioevo, Blera visse alterne vicende sotto il controllo di diverse famiglie nobiliari, tra cui gli Anguillara e i Della Rovere. Il borgo assunse in gran parte l’aspetto che conserva ancora oggi, con le sue mura difensive, le chiese e i palazzi signorili che testimoniano secoli di storia e arte.

Le principali attrazioni e particolarità

Il centro storico di Blera è un vero e proprio piccolo museo a cielo aperto. Passeggiando per le sue strette vie lastricate, si possono ammirare numerosi edifici di pregio nei quali vivono le dimensioni religiose e sociali del luogo.

Da una parte quindi la Chiesa di Santa Maria Assunta e San Vivenzio, risalente al XII secolo, che conserva al suo interno pregevoli affreschi rinascimentali. Di stile architettonico neoclassico ha una cripta di carattere romanico.

Dall’altra parte la sede del Comune, Palazzo Lattanzi, un elegante edificio del ‘700 con interessanti affreschi di autori ignoti che ritraggono i paesaggi dei dintorni.

E ancora, nelle vicinanze, il Ponte del Diavolo, un impressionante ponte romano-medievale che attraversa il fosso Biedano, offrendo uno spettacolare scorcio panoramico.

Tra i resti dell’antica consolare Clodia, ha l’arco centrale con una luce di oltre dieci metri e quelli laterali di circa tre metri.

La suggestione delle necropoli etrusche e dell’ambiente

Ma la vera peculiarità di Blera sono le sue necropoli etrusche. Le tombe rupestri di Pian del Vescovo e di Grotta Pinta scavate nel tufo, (VII-VI secolo a.C.) sono particolarmente suggestive.

Blera è quindi immersa in un paesaggio di rara bellezza, caratterizzato da dolci colline, boschi di querce e castagneti. Il territorio è attraversato da numerosi sentieri che si prestano a escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo. Come quelli del Parco Marturanum, un’area protetta di circa 1240 ettari tra Blera e Barbarano Romano.

Per la sua atmosfera il borgo è stato utilizzato come location per diverse produzioni cinematografiche. Tra queste “Non ci resta che piangere” (1984) di e con Massimo Troisi e Roberto Benigni; alcune scene furono girate proprio sul Ponte del Diavolo.

Blera offre ai visitatori un’esperienza autentica e immersiva nella storia e nella cultura del Lazio. Oltre alle attrazioni già menzionate, il borgo è un ottimo punto di partenza per esplorare altre meraviglie della Tuscia, come Viterbo, Tuscania, Tarquinia e il Lago di Bolsena.

Con il Blog su Roma e sul Lazio NANDO vi guida alla scoperta dei territori per il piacere di soddisfare curiosità e mettere la cultura al servizio di persone e imprese.

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A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini | foto Ezio Bocci
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