L’Abbazia di Sant’Andrea in flumine

Se Roma è ricca di testimonianze del passato dei Cesari, il Lazio conserva tracce medievali che si mostrano improvvise e inaspettate come l’Abbazia di Sant’Andrea in flumine (in fiume).

L’Abbazia è posta alla base del Monte Sant’Angelo di Ponzano, una collina ai piedi del Monte Soratte. Il Soratte è una mitica altura che si erge solitaria a pochi chilometri da Roma e che tanto ha rappresentato nella evoluzione storica dell’area.

Il complesso si trova a circa 45 chilometri a Nord di Roma, quindi facilmente accessibile dalla Capitale in circa un’ora di auto. Così come è breve la sua distanza da Rieti, a circa 50 km a Nord Est e da Terni, a 65 km a Nord.

La costruzione domina una vasta ansa del fiume Tevere aprendosi ad un panorama bucolico con la scenografica catena degli Appennini.

Circondata da un paesaggio collinare tipico della campagna laziale, l’area è caratterizzata da vegetazione mediterranea e terreni utilizzati per l’agricoltura.

L’Abbazia di Sant’Andrea in flumine fu edificata su una preesistenza di epoca romana, come mostrano i resti delle strutture murarie in opus reticolarum e i pavimenti a mosaico.

Nell’VIII secolo quindi i benedettini avviarono un’opera di rinnovo del territorio agricolo. Valorizzandolo e rendendolo un punto di riferimento produttivo, agevolato dalla presenza dell’allora importante scalo fluviale sul Tevere.

La fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea in flumine

La fondazione si fa risalire al V secolo per volontà della nobile Galla, moglie (o figlia) di Simmaco, consigliere di Teodorico. Così come raccontato sulle pagine del Chronicon di Benedetto, un monaco della comunità di San Silvestro al Soratte.

Il monastero è citato per la prima vota in epoca carolingia, quando papa Paolo I lo donò a re Pipino il Breve (762). Di nuovo nel 1074 quando il complesso divenne proprietà del monastero di San Paolo fuori le mura, sotto la cui giurisdizione rimase fino al XV secolo.

La prossimità con il Tevere non solo ha influenzato il toponimo ma anche la storia e lo sviluppo dell’abbazia, dato che il fiume era una via di comunicazione e commercio fondamentale nella storia del Lazio.

La decadenza e la rinascita

Passando di proprietà in proprietà visse anni di inarrestabile decadenza fino alla conversione in fattoria tra Settecento e Ottocento. Solo nel 1959 ebbe un primo restauro che salvò in parte le antiche strutture. Deliziosa è la chiesa (consacrata) caratterizzata da un insolito esempio di jubé (pontile-tramezzo).

Un elemento architettonico su tre archi con funzione di pulpito e posto a divisione tra il presbiterio e la zona riservata ai fedeli. In bella mostra si fanno ammirare gli splendidi mosaici cosmateschi ed il raffinato ciborio firmato da Nicola e Giovanni Guittone.

Mentre al XV secolo risale la decorazione pittorica con la Resurrezione nel catino absidale e la Crocifissione nell’arco trionfale.

L’abbazia, risalendo al periodo medievale, rappresenta un esempio di architettura romanica, con elementi gotici aggiunti nei secoli successivi. È quindi un sito di interesse storico per gli studiosi dell’arte e dell’architettura, nonché un luogo di culto attivo.

Oggi l’Abbazia di Sant’Andrea è una location per eventi e cerimonie unica. Perfetta sia per chi vuole celebrare il matrimonio religioso nell’incantevole chiesa, sia per chi sceglie il rito civile.

Eventi da tenersi nei saloni o nei giardini del complesso sia per la organizzazione di meeting aziendali, convegni e congressi.

Un tuffo in atmosfere antiche, per vivere emozioni irripetibili. Tra scorci panoramici mozzafiato e vestigia di un passato che sa raccontare storie e suggestioni dal fascino unico.

Con il Blog su Roma e sul Lazio NANDO vi guida alla scoperta dei territori per il piacere di soddisfare curiosità e mettere la cultura al servizio di persone e imprese.

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A cura de il NETWORK | testo e foto Ezio Bocci
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