Non c’è tifoso romanista o frascatano Doc che non conosca il nome di Amedeo Amadei. Per le sue eroiche gesta calcistiche e per il celebre forno ancora oggi in piena attività nella “capitale” dei Castelli Romani.
Nell’epopea di Amadeo Amadei c’è tutto il carattere orgoglioso dei castellani, abitanti di un territorio che vive un rapporto di vicinanza ma di indipendenza identitaria da Roma. Amadei ha scritto pagine memorabili di calcio nel ‘900.
Fra l’altro è il giocatore che detiene ancora oggi il record di marcatore più giovane della serie A e per molti anni ha detenuto anche quello di esordiente più giovane. Di fatto, un bomber strepitoso con un’alta media di goal a partita.
Amedeo nasce nel 1921 da una famiglia di fornai attiva già da 45 anni. Fondato dal nonno Agostino e seguito poi da suo padre Romeo, l’esercizio di Piazza del Gesù viene tramandato ad Amedeo e alle sorelle Adriana e Antonietta. Ma Amedeo coltiva fin da giovane cascherino un’altra grande passione, quella del calcio; e proprio nelle giovanili del Frascati comincia la sua avventura calcistica.
Il lavoro di famiglia lo porta ad essere conosciuto sui campi di gioco come “Il Fornaretto”. Un lavoro che tiene sempre nel cuore e che continuerà a seguire nonostante i numerosi impegni sportivi; e continuandolo poi a carriera finita. Un appellativo a cui aggiunge anche quello di “Amedeo il Modesto, Ottavo Re di Roma”.
Quest’ultimo è un titolo dettato dalla passione che spetterà in futuro ad altri amatissimi giocatori della Lupa quali Paulo Roberto Falcao e Francesco Totti. Tre autentici fuoriclasse, attivi in tre epoche molto diverse, e legati ai tre scudetti vinti dai giallorossi rispettivamente nel 1942, nel 1983 e nel 2001.
“Il Fornaretto” ha uno stile di gioco poco elegante, discontinuo, ma estremamente efficace. Le cronache sportive dell’epoca lo ritraggono spesso avulso dal gioco corale. Capace di toccare però anche un solo pallone nell’intera partita per trasformarlo in gol e in vittoria per la sua amata Roma.
Ogni ritorno a Frascati e al forno lo riportano a una vita semplice lontana dai divismi oggi in uso tra i protagonisti del calcio anche meno dotati.
Amadei gioca anche in Nazionale, e quando viene venduto in età matura prima all’Inter e poi al Napoli si rifiuta di giocare contro la Roma. Perché, come lui stesso affermò: “Non potete pretendere che pugnali mia madre”. La vittoria del primo scudetto della Roma lo vede trionfare sugli scudi ma in tempo di guerra c’è poco tempo per festeggiare.
Nei bombardamenti americani di Frascati, dove risiedeva un importante quartier generale tedesco, il forno resta gravemente danneggiato. Amedeo non esita a versare il premio scudetto e altri lauti guadagni percepiti per la sua ricostruzione.
Nel 1956, come giocatore del Napoli, termina la sua carriera da calciatore con una squalifica a vita per un fatto antisportivo da lui non commesso. Tant’è che dopo diversi anni sarà pienamente riabilitato dall’accertamento dei fatti in questione: un calcio non suo all’arbitro, durante una rissa furibonda di gioco.
Intraprende quindi immediatamente l’attività di allenatore nello stesso Napoli, poi alla guida di Lucchese, Frosinone e della Nazionale femminile. Quest’ultimo incarico a titolo gratuito. Ancora vivente ottiene tre grandi riconoscimenti. Nel 2007 gli viene intitolato il campo ex “Lucio Mamilio” di Frascati, il più antico impianto sportivo del tuscolano.
Nel 2009, alla costituzione del Roma Club Frascati accetta la carica di Presidente. Nel 2012 figura tra i primi 11 giocatori a essere inseriti nella hall of fame ufficiale della Roma. Amadei muore nel 2013 a 92 anni nella sua casa di Grottaferrata. Il suo forno, sempre attivo, lo ricorda ogni giorno.
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